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Se "Libertà è partecipazione", allora partecipiamo attivamente... come un pensiero di un giovane può diventare ... 25 Aprile 2.0


C'è chi vegeta a questo mondo e chi si ferma ad osservarlo, a capirne le dinamiche e magari trova la voglia di metterci qualcosa di proprio per fare in modo che la direzione cambi, quando ci si rende conto che l'inerzia dirige la società che ci circonda in una direzione che non è gradita.

Sono questi i presupposti che animano ancora oggi, alcuni giovani a soffermarsi su temi che l'attuale modello "usa e getta", ma soprattutto "vivi e lascia vivere" hanno la meglio si tutto il resto.

Vivi… appunto… 
ma … vivi? O lasciati trascinare?
Vivacchi o "fattelo piacere!" …  tanto è così e non ci puoi fare niente?
Certo, ognuno è libero di comportarsi come meglio crede, ma spesso il rimpianto prende il sopravvento, anche se è più facile lamentarsi e basta.

Fabio Daugenti è uno di quei giovani che si è avvicinato alla politica, non per far numero al servizio dei soliti noti, per poi sparire il giorno dopo le elezioni; è una persona che "predica" la partecipazione attiva e ci mette anima e corpo e soprattutto la faccia, a prescindere dal riscontro elettorale.

Oggi vede un uso eccessivo di quella che chiamiamo comunicazione, dei social, per esempio.
La vita reale concreta e la politica, quella dei fatti, è un'altra cosa e non lo manda a dire.

Il suo pensiero, è stato pubblicato sul settimanale "Fax" e su altri operatori della comunicazione.
Il testo è arrivato anche qui a Manciolandia … bel pezzo, belle parole e tramite questo pensiero vorrei proiettarmi alla giornata del 25 Aprile.

Quella che fu una liberazione importante un tempo, può essere una liberazione da tutte le coreografie che finiscono per nascondere l'essenza delle cose.

Se "libertà è partecipazione" allora non ci si può esimere da leggere questo scritto:

Non saremo giudicati per quello che abbiamo fatto, ma per quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto per il nostro paese.

Comincio con questa riflessione per esternare quanto di negativo e improduttivo, a mio avviso, sto osservando nell'ultimo periodo.
Mi riferisco ad una sproporzionata presenza sui social da parte dei cittadini, che però, non trova riscontro nella partecipazione reale e documentata di quello che, ad esempio, accade in realtà, nella vita politico-amministrativa di Mola.

Ho dovuto constatare, con rammarico e preoccupazione per il futuro della nostra città, che tutta quella pletora di canditati alla carica di consigliere comunale, ad elezioni concluse, si è dissolta come neve al sole, senza lasciare traccia di sé.

Il mio non vuol essere né un attacco polemico nei loro confronti, tantomeno un rifiuto completo dello strumento ormai sempre più diffuso, anche in politica, dei social network, ma certamente non ne condivido l'abuso che oggi si tende a farne da parte di una certa politica che furbescamente ha compreso la potenza mediatica del mezzo e ne fa un uso fuorviante e populistico (inteso nella sua accezione più negativa) .

Non si puó, ad esempio, minimamente pensare di amministrare un paese su Facebook dove la ricerca dei "like" (che sappiamo possono anche essere pilotati) induce spesso ad una rappresentazione virtuale e troppo spesso semplicistica della realtà.

Questa semplificazione artificiosa annulla ogni serio approfondimento sulle questioni e disorienta i cittadini ai quali si fa credere di essere in perfetta sintonia con loro, ma che di fatto non produce buona politica ma solo facile consenso.

Questa è la ragione per cui sono qui ad invitare tutti i cittadini, schierati e non, a non farsi fuorviare e intrappolare da queste realtà virtuali. Bisogna esercitare la propria libertà e solo la conoscenza e la presa d'atto diretta e consapevole ci permette di essere liberi e artefici consapevoli del nostro tempo. Come diceva Luigi Einaudi, "bisogna conoscere per deliberare".

Non vorrei passasse l'idea collettiva e contagiosa che non si possa sfuggire ad una politica piatta, inconsistente e vecchia, che si nutre per lo più di luoghi comuni e metodi ai quali non si può più sottostare.

Dobbiamo coltivare la consapevolezza, soprattutto noi giovani, che la partecipazione, quella vera, può impedire che certi politici "esperti" assumano decisioni oggi, come ad esempio in merito al PUG (Piano Urbanistico Generale), che impegneranno il nostro paese per i prossimi 20-30 anni, senza aver avuto la possibilità, vera e concreta, di dire la nostra sul paese che vogliamo.

Deve cominciare a nascere l'idea che una politica diversa esiste, una politica al servizio dei più deboli, una politica basata sul confronto reale e diretto con i cittadini, perché nessuna forza politica, nessun potere imposto, quale che sia la sua bandiera, vale tanto quanto la libertà di ogni singolo individuo, di qualunque estrazione sociale sia.

Dobbiamo denunciare con forza l'abitudine al conformismo, che imprigiona la mente, che comprime l'intelligenza che produce rassegnazione, soggezione, obbedienza passiva, riducendo a uno stato di servilismo che schiaccia la dignità, l'autonomia e l'autodeterminazione. Il silenzio non aiuta mai la vittima, il silenzio aiuta sempre l'aggressore.


Fabio Daugenti

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