Le cose non sono mai quello che sembrano ©. Clicca sull'immagine.

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Il primo romanzo di Mancio M. Ruggiero

"C ng l'aven tott k tà, si tu u trmon" cit. Ninì



Sarà pure un'espressione che può sembrare volgare, ma credo che sia più che altro folcloristica;
Folk, se vogliamo essere più attuali, ma racchiude una grande verità e soprattutto potrebbe dare la netta indicazione del fatto che se i numeri sono tutti contro di te, ti dovrai almeno domandare se quella sia la strada giusta da seguire o la folle direzione da perseguire.



Perseguire, non perseguitare, tanto non fai paura a nessuno, specialmente se continui a fare la parte dello zero assoluto e continui con delle minacce infondate e che non porteranno a nulla.

Se poi quella frase deriva da un'esclamazione di un "vecchio compagno" d'altri tempi, uno dei nonni che nel corso della sua vita ha perseguito i suoi ideali e le sue prerogative senza mai scendere a compromessi ecco che diventa tradizione e come tale cultura popolare, una di quelle formule che comunemente sono chiamate: "I detti degli antichi non si sbagliano mai".

Ecco, io non ci credo in forma assoluta, ma per Ninì, l'autore della citazione che da il titolo a questo mio scritto, posso fare tranquillamente uno strappo alla regola.

Non ho mai preteso che quella che si auto elegge a mia controparte mi dovesse cantare "Caravan of love" degli Housemartins, anche perché a differenza delle mire che possono avere personaggi trombati, cacciati, derisi e ormai schiaffeggiati ogni qualvolta esprimono un concetto, o (molto) presunto tale, la mia opera si basa su due linee principali.
Il piacere di fare informazione e pubblicizzare eventi e/o situazioni, vicende, ecc. dando la mia versione e stimolando, quando possibile, un confronto costruttivo ed il piacere che ho nello scrivere e nel raccontare le cose.

Quindi per buttare due concetti su una situazione nella quale non servo neanche più, visto che questa gente ormai prende ceffoni automaticamente qualsiasi boiata dica, mi dedicherò al passatempo che mi piace di più, romanzare un concetto.

Il Protagonista di questa storia
Sfrecciava sulla sua Lamborghini, ma era solo un sogno, come quel successo tanto paventato, ma mai realizzato,

"Non si può scegliere un sogno, non si può scegliere, quando ti arriva ti arriva non c'è niente da fare."
(Jovanotti)
continuava a ripetersi…
allarmato dalle indagini Istat, ma solo quelle espresse dalle sue fantasiose ricostruzioni.

Non riusciva a capire perché Totò ci tenesse, da un certo punto di vista, ad essere nobile, ma interpretasse ruoli in cui rappresentava il cittadino medio, anzi molto meno della media.

Lui invece giocava a fare il genio (cioè in realtà credeva di esserlo, vedi quanti pazzi ci sono in giro) senza rendersi conto che alla fine lo specchio non mente quando ti guardi in faccia, ma forse doveva andare a fare il tagliando agli occhiali.

Harvey Ball rideva ancora più della sua invenzione: "Lo smile", apparendo negli incubi di chi vedeva nemici ovunque, ma armato da sano masochismo ogni giorno ne scovava uno nuovo e se qualcuno "rimaneva indifferente", faceva in modo che diventasse tale.

Non era la notte di Halloween, ma ormai il gradimento nei suoi confronti, nella migliore delle ipotesi, era pieno di ragnatele.
Il Grupo Compay Segundo, accompagnava idealmente con musiche sudamericane le sue ore notturne piene di cattivi pensieri….
Tanto il protagonista non conosce nemmeno i brani che propone Graziana Campanella, anche se ne tesse le lodi (giuste, per carità), ma solo per partito preso, come del resto ha sempre fatto.

Era una notte buia e tempestosa, non come quelle de "Le notti della Contea", nelle quali la frase di rito è:
"Genti qui raccolte, di vicino e di lontano, porgo a voi lo benvenuto in quel di Conversano, in ista terra d’arte, storia e tradizioni che ‘l cuor sempre sa riempir di gaudiose Sensazioni."
Qui a Mola di Bari, città di santi, poeti e videomakers, da fare invidia al programma "Le iene" che infatti stanno cercando queste figure, si faceva strada un sentimento misto tra rabbia e perplessità che sfociava nei concetti de...cantati dalla cantautrice tarantina  Laura Dimitri  che con il suo
"Chi siamo?" Veicola qualcosa che ci chiediamo di frequente, anche con un certo timore di scoprirlo. 

Come la pecora sullo stemma cittadino, simboleggia la millenaria vocazione degli abitanti di Laterza (TA) all'allevamento degli ovini e alla concia delle loro pelli, l'Effigie di San Michele, su sfondo azzurro, che brandisce la spada per colpire il dragone, appare su quello di Mola di Bari, senza che ci sia un vero nesso, tranne che per il fatto che si tratti del Santo Patrono.

In realtà Mola per un periodo si è fatta trasportare da manie di grandezza; lo stemma attuale è stato adottato nel 1935 ripristinando quello che possiamo considerare l'originale, ma dal 1831 per circa un secolo, l'effigie è stata la  civetta, simbolo di Atene, adottata in virtù della radicata credenza che l'abitato avesse origini magno greche.

In taluni questa mania di grandezza rimane ancora oggi a difendere quei sogni mai realizzati e che non si realizzeranno mai, perché anche quando hai le migliori intenzioni, non puoi metterti sul piedistallo con fare arrogante e giustificare le tue aspirazioni, il tuo sperato riscatto come verità assoluta.

Visto che non poteva essere civetta l'aspirante "Greco" se la prese con tutti gli altri volatili, osteggiava i personaggi cazzuti, scacciava i piccioni e mandava seri messaggi di instabilità psichiatrica che non si capì mai fosse una richiesta d'aiuto, sebbene articolata e da dover interpretare o un voler ostentare anche la folle stoltezza che continuava a farlo schiantare contro tutto e tutti.

"Se vuoi ti posso dare una mano"
disse l'anziano Ninì apparendo in sogno al protagonista di questa storia ed anche se non li aveva ascoltati in vita citò gli U2:

"Devi rimetterti in sesto
Sei bloccato in un istante
E ora non riesci ad uscirne
"
Il disperato, perché alla fine di questo si tratta, non capì e chiese delucidazioni

Il vecchio sorrise e disse:
"Ah,  f tand u professor, ma allor i parl u Taglian?"

Il protagonista lo guardò con una faccia da ebete o da abete, visto che era vestito di verde


"Non andrai mai da nessuna parte se non capisci una cosa"


continuò il vecchio, rise a crepapelle e poi aggiunse:

"è semplice...
C ng l'aven tott k tà, si tu u trmon
"


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© Copyright 2013 Mancio Mario Ruggiero

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